venerdì 13 aprile 2012

Lluvia, pioggia

Il primo video di una lunga serie, abbiamo varie idee in cantiere.


Citazioni, in ordine di apparizione:
Gabriel García Márquez, Cent’anni di Solitudine
Nazim Hikmet, Pioggia d’Estate
Federico Garcia Lorca, Lluvia
Pablo Neruda, La Lluvia (Rapa Nui)

Cajamarca possiede numero 2 stagioni:  da maggio a settembre stagione secca. Da ottobre ad aprile stagione delle piogge, della lluvia. Verdezza ovunque e pioggia ogni giorno alla stessa ora. Oh ma pioggia forte, come negli acquazzoni estivi. E poi si asciuga tutto, come se niente fosse.

Kuelle 4 che raggiunsero le nuvole di Kuelap

Carissimi,
dopo un discretamente lungo silenzio,rieccoci! Con qualcosa di leggero e vacanziero, qui sotto infatti potete trovare alcune foto della bellissima gita che abbiamo fatto a Kuelap (leggetelo ad alta voce, vi darà soddisfazione... “CUELAP!”) nei giorni pasquali (semana santa).
Dopo 14 ore (sì, 14 ore) di pullman su strada sterrata (sì, sterrata) che tagliava a tornanti le Ande settentrionali del Perù con curve strapiombanti sul nulla, con marce indietro per far passare altri camioncini stracolmi di passeggeri,

guidati da LOBOman (guardate la foto per capire perché) che ci ha allietato con una cassetta dei Back Street Boys, tipicamente andini,

siamo finalmente arrivati a Chachapoyas (da leggere al alta voce, nuova possibile esclamazione: “ciaciapoooias!”), la città delle nuvole. Infatti è spettrale, nebbia densa, nuvole tra le strade semideserte. I turisti vengono trattati con ogni riguardo: non sono tanti quelli che affrontano il viaggio per raggiungere questa suggestiva città della Sierra Settentrionale, nella regione Amazonas.
E poi, l’indomani mattina, pulmino verso Kuelap, la “Machu Picchu del Nord”. Ci siamo appoggiate ad una agenzia di viaggi che ci ha messo a disposizione una guida turistica, Carlos, archelologo a Kuelap per diversi anni e ora futuro neo-papà. Sul pulmino noi 4 gringhe stupende, 5 peruviani di Cajamarca, 4 fiamminghi, la guida e l'autista.
Frana sulla strada, pezzo a piedi, ammirando i monti verdissimi con i campi in salita cuciti uno all'altro come coperte di patchwork.

Poi caricate su una specie di mototaxi con dietro un bel cassone rosso 























dal quale abbiamo ammirato i rapaci giganti (considerati forme della divinità insieme ai felini e ai serpenti, tutti in cima alla catena alimentare) che sfruttavano le correnti apparentemente senza sforzo, librandosi sulle nostre teste contro le nuvole e il cielo azul.

I Chachapoyas (civiltà) erano un popolo preincaico (500 a. C.) che parlava la lingua Chacha ( e non quechua: gli Inca infatti erano nemici). La loro società era fortemente gerarchica e si dice che essi avessero tratti più simili a svedesi che ad andini: occhi chiari e capelli biondi; per questa ragione le loro donne di immensa bellezza erano ambite come spose dai guerrieri Inca. Per realizzare Kuelap (3000 m.s.l.m.), che è un enorme muraglione riempito di terra e pietre sul quale sorgevano le abitazioni circolari della élite (religiosa, politica e culturale) dei Chachapoyas, oltre che il Tempio Maggiore a forma di cono rovesciato, ci metterono generazioni e generazioni. Si dice che ci siano più pietre che nella grande piramide d’Egitto. Tié!
Poi arrivarono gli Inca e li conquistarono, ma non ci misero poco tempo, eh! Gli Inca sono un popolo giovane (“durarono” “solo” 300 anni) rispetto ai Chachapoyas. Gli Inca adottarono la strategia della espansione territoriale, i Chachapoyas, invece, coi loro 1000 anni di storia si puo' dire che attuarono un'espansione "temporale", radicando la loro cultura nei secoli, con il tempo di sedimentare conoscimenti propri e altrui. Infatti i Chachapoyas furono più sedentari ma non per questo non subirono gli influssi di diverse culture, attraverso ad esempio gli scambi commerciali, che pare siano arrivati fino al Messico.


E ora? Ora dentro il sito archeologico si possono ammirare i resti delle abitazioni circolari (forma che ricorda l’unità e l’armonia), qualche ricostruzione dei tetti di paglia e tanti alberi con sopra piante a ciuffo che sembra di stare dentro il libro della giungla (nel pezzo dove Re Luigi canta tra le rovine).





E qua e là innumerevoli orchidee selvatiche dalle diverse forme, colori e dimensioni.


Chissà, se fosse incrementato il turismo (ecoturismo, turismo responsabile, turismo culturale, archeologico), assieme al settore agricolo-pastorale (evviva i formaggi), la estrazione mineraria potrebbe essere un settore con un ruolo più marginale nell'economia del Nord del Perù e di tutto il Paese. Di risorse naturalistiche e archeologiche di interesse turistico nazionale e internazionale che potrebbero essere maggiormente valorizzate ce ne sono, e di che splendore.

Un grande saluto e un abrazo,
hasta pronto :)