sabato 7 luglio 2012

Video SCIOPERO NO CONGA

Hola con todos,

ecco il link del video, sottotitolato in italiano, sui primi 23 giorni di sciopero a Cajamarca:
Dura circa 22 minuti ed é una visione sul conflitto di Cajamarca da parte di osservatrici esterne. 

Ultime news:il 3 luglio a Celendìn (provincia di Cajamarca) durante gli scontri con la polizia sono state uccise 3 persone. Per questo il governo (articolo in inglese) ha deciso di proclamare lo "stato di emergenza" per 30 giorni nelle province Cajamarca (dove viviamo), Hualgayoc e Celendin. Ciò significa sospensione dei diritti civili di riunirsi, della libertà e sicurezza personale, dell'inviolabilità del domicilio. 
Nei 2 giorni successivi ci sono state altre 2 vittime, una di Celendin e una di Bambamarca.

Ora c'é una situazione di "calma tesa", definizione che ben esprime uno stato di attesa/stallo, una relativa tranquillità. Ma si sa che il fermento, sotto l'acqua quieta, continua.

La bandiera ecologica più grande del mondo é partita da Cajamarca per raggiungere varie città del Perù, dove verranno cucite nuove parti da altre mani, per sensibilizzare e portare la lotta per la difesa dell'acqua e delle risorse naturali nel resto del Paese.

martedì 19 giugno 2012

Disegnalo con la satira

Hola!
Alcune immagini attaccate alle cancellate della Chiesa San Francisco, in plaza des Armas, nel cui sagrado e locali dormono i campesini, provenienti da tutte le 13 province di Cajamarca, in questi ormai 20 giorni di paro. Nella notte vengono strappate ma la mattina dopo vengono sostituite.

                                               La nostra lotta é giusta 
                                               e nulla ci spaventa.


                                               Cajamarca ti amo, per questo ti difendo.







Continuando il dialogo, signori sindaci, signori dirigenti, vorrei che mi scriveste ciento volte sul vostro quaderno "conga si va".
Questa é doppiamente satirica perché cita una pubblicità della miniera Yanacocha, nella sua rivista "AGUAS SI ORO SI" che qui é riportata (con fumetti satirici):
-Signora, questi caschi servono per proteggerci dal mercurio?- -Hmm..ecco...-




-Quindi proseguo arrestando tutti quelli che appaiono nelle foto contro la miniera?- -Tutti,  tranne questi due, che adesso sono la coppia presidenziale.-



Questa invece cita la marca Peru'.



-Come perito, il minimo che possa dire é che questo lago é una vera meraviglia.- -Per l'ecosistema?- -No, per riempirla di rocce e consentire gli scavi.-




La bandiera del Peru'...la vigogna ha la maschera antigas. Mannaggia le foto col cellulare.

Questo non é il paese che vogliamo.



-Sei povero, se mi vendi la tua montagna e il lago, guadagnerai soldi.- -Quando finiranno i soldi non avrò più né la montagna né il lago.- -ignorante!-





 Cari alunni, se decidete di essere poliziotti portate con dignità e rispetto la vostra uniforme e non commettete mai le azioni più vili, codarde e miserabili di scontrarsi con un popolo indifeso che lotta per la propria acqua.




Signor Presidente, le chiedo per favore che la prossima volta che intende mentire e ingannare NON INDOSSI IL SOMBRERO E IL PONCHO di Cajamarca perché essi simboleggiano la dignità dell'uomo andino che vive del lavoro e dell'onore, i quali sono stati offesi dalle sue parole e dalle sue azioni.

sabato 9 giugno 2012

Paro regional, exito total

Cari Amici,
oggi vi scrivo per raccontarvi una storia che nessuno racconta e che è tanto simile alle storie delle nostre Valli.
Qui a Cajamarca da una settimana la città è bloccata (paro indefinido regional) per protestare contro il progetto minero Conga della impresa miniera Yanacocha.
Molti negozi sono chiusi, così come molti uffici e scuole e dalle province della città arrivano ciclicamente contadini (campesinos) e contadine che dormono nel sagrado della cattedrale e mangiano in enormi pentole comuni che dispensano cibo per tutti i manifestanti. Tutto il giorno ci sono marce con cori (¡Conga no va!) e striscioni, iniziative musicali e culturali. Pare che il “paro” andrà intensificandosi la prossima settimana e durerà fino a quando non si otterrà un qualche risultato.

Il progetto della megaminiera d’oro, argento e rame CONGA
La megaminiera d’oro intende eliminare 4 laghi ad alta quota (cabeceras de cuancas), sorgenti di acqua per tutti i fiumi della valle, per farne giacimenti di materiale di scarto ed estrarre oro con cianuro e mercurio. Il progetto, che occuperà in totale una superficie pari a circa 36 Km2, prevede di rimpiazzare questi 4 laghi con altrettanti artificiali, più in basso. In un delirio di onnipotenza che pretende di ricreare laghi e fonti sotterranee, intaccando un ciclo naturale tanto complesso quanto prezioso.
Inoltre, per purificare l’acqua dalla contaminazione minera è necessario il processo di “osmosi inversa” che è molto costoso e la cui spesa, dopo i 17 anni di sfruttamento minero, ricadrà sullo stato peruviano.




Un popolo tradito dal suo presidente
L’attuale presidente del Perù, Ollanta Humala, durante la campagna elettorale prometteva al popolo, con tanto di poncho addosso, di difendere l’acqua, che viene prima dell’oro, perché l’oro non si beve, con l’oro non si allevano le bestie e non si irrigano i campi. Ma  una volta eletto, “el gran cambio”: adesso il governo preme affinché il progetto venga realizzato, tradendo tutti gli elettori che l’avevano votato credendo nella sua propaganda in difesa dell’acqua.


Dialogo? No, esercito.
Cajamarca è militarizzata. Già il 4 dicembre 2011 fu dichiarato lo stato di emergenza per 2 mesi. Lo stato di emergenza significa soppressione dei diritti civili di riunirsi e fare manifestazioni pubbliche e autorizza il dispiegamento dell’esercito. 
Ora pare che si aspetti il primo pretesto, anzi, che la polizia cerchi di provocarne uno, per dichiarare nuovamente lo stato di emergenza in Cajamarca.
Per le strade i militari cercano di intimorire e già hanno sparato lacrimogeni e balas (pallini di gomma che hanno già fatto molti feriti anche gravi) e sono state detenute differenti persone, tra cui studenti universitari e professori.
La stampa non ne parla
e se ne parla, ne parla descrivendo i manifestanti come quattro gatti o come “radicali”, “sovversivi” e “contro lo sviluppo del Paese”. Vi ricorda qualcosa di qualche nostra Valle?
Ciò che possiamo fare noi "gringos" qua è contro-informazione.

Il problema mondiale del diritto all’acqua
Meno della metà dei peruviani ha nella propria casa la connessione all’acqua, pur essendo uno dei paesi con più risorse idriche al mondo.  Solo il 9,9% della popolazione delle zone rurali ha accesso all’acqua dell’acquedotto e alla rete fognaria. 
Il grande rischio di contaminazione del progetto minero sussiste eccome, come sostengono gli ingegneri di Grufides, e inoltre creerebbe il precedente, dando il via libera alla distruzione di molti altri laghi di alta quota, in cerca di oro.
Secondo Luis Isarra, segretario generale della Fentap (Federacion Nacional de Trabajadores de Agua Potable), il Governo peruviano sta creando tutte le condizioni affinché si privatizzi l’acqua. In seguito alla marcia nazionale per l'acqua, partita da Cajamarca e culminata a Lima il 12 febbraio di questo anno, si è redatto un disegno di legge per garantire il Diritto Umano all'Acqua e la Conservazione delle Cabeceras de Cuenca (bacini da cui nascono i fiumi).


Per saperne di più
video sulle ragioni dei No Conga (in castigliano);
- sito del Frente de Defensa Ambiental di Cajamarca, dove seguire i bollettini del paro giorno per giorno;
- la presentazione del progetto Conga secondo il punto di vista della Miniera Yanacocha.


Oh, parlatene con più gente possibile.
Rimango a disposizione per qualsiasi cosa, iniziativa, ciarla, ...

sabato 19 maggio 2012

Chamis, la montagna di neve


Cari Amici,
oggi vi racconto di Chamis.
Chamis è una comunità rurale sui 300 abitanti a circa 2850 metri di quota, a 7 km a nord est di Cajamarca. Camminando all’andata che è salita ci si mette 1 ora e mezza, per discendere a piedi invece si tarda solo 1 ora. Questi tempi si riferiscono al collegio, infatti l’area di Chamis è ampia e con case sparse qua e là sui cerros (montagne a forma di panettone che sembrano collinone o tettone -della Mama Pacha :) - e sembra impossibile che ci troviamo a quasi 3000 metri).
A Chamis c’é un asilo e una elementare vicino a un piccolo cimitero (sì, di quelli di montagna sul cucuzzolo) e poi, un poco distaccato, si ubica il Collegio (nostra scuola media/superiori), nato più recentemente, nel 2007, per opera dei padri di famiglia e della ONG Warmayllu (quella dove stiamo facendo Servizio Civile).
Qui il link di Yachaq, il canale youtube del Collegio. Tra i molti presenti, potete trovare il video in spagnolo "estamos construyendo la casa del saber", realizzato dai ragazzi,  che presenta il Collegio.
A Chamis io e Jennifer ci saliamo il lunedì e il mercoledì per insegnare rispettivamente arte e inglese. All’andata prendiamo un combi (pulmino da 14 posti su cui si sono visti picchi di 33 persone, alcune anche sul tetto, senza contare le improbabili e ingombranti mercanzie) che ci porta fino al collegio nell’arco di 40 minuti, percorrendo la carretera sterrata tutta tornanti, che è spesso scenario di improbabili avvenimenti (alberi abbattuti durante l’ora “di punta”, frane, materiale di costruzione in mezzo alla strada, sorpassi azzardati da parte di altre combi, con di fianco i precipizi,...). Al ritorno invece scendiamo a piedi (1h e mezza fino a casa nostra), tagliando per le ormai note scorciatoie, tra euclaipti, terra rossa e ocra, case rurali, assalti di tacchini in amore, cani magrissimi, asini carichi di fasci d’erba.
Nel collegio di Chamis ci sono circa 64 ragazzi. Di cui 12 ragazzine, circa. Ripeto il circa perché spesso i ragazzi sono assenti, per vari motivi, tra cui i più frequenti sono “aiutare i genitori” nel lavoro nei campi o a vendere il bestiame. 
I ragazzi di Chamis mi stanno lasciando qualcosa in questo cuore gringo. Ed è per questo che fatico a scriverne. Benigni una volta in una intervista (mi pare a il senso della vita di bonolis) descrisse sua moglie come: “...una maestà fragile, una fragilissima maestà. È come quando trovi una montagna di neve. Dice il poeta «Se hai una montagna di neve tienila all’ombra», perché le maestà come le montagne fragili sono delicate, bisogna custodirle bene e non esporle ai lumi”.
Ebbene, i ragazzi di Chamis sono una montagna di neve. Anche se qui di neve se n'é vista ben poca. Nel primo collegio bilingue (castigliano e quechua) interculturale del Perù, isolati lassù nelle Ande. In pochi possiedono cellulari, in due possiedono una macchina fotografica. Non hanno internet né nel collegio né a casa e non sanno bene cosa sia, certi non hanno l’elettricità nemmeno a casa. Nessuno ha l’acqua calda. Nessuno ha un computer. Nel collegio non c’é acqua né luce, il bagno è una latrina con 4 pareti di lamiera e un buco in mezzo, abbastanza profondo. Non c'é una raccolta di rifiuti adeguata alle esigenze della popolazione (ma stiamo realizzando un progetto di riciclaggio che speriamo possa servire oltre che sensibilizzare a migliorare la situazione dello smaltimento). Le bimbe indossano gli abiti tradizionali: sombrero, sandali, gonne (una sopra l’altra), camicetta, maglioncino, mante. Alcuni non hanno mai visto Cajamarca e la maggior parte non ha mai visto il mare. C’é un forte contatto fisico, anche tra i maschi, si tengono spesso per mano, si abbracciano. A molti piace giocare a calcio, in agosto si fanno gli aquiloni ché c’è vento. Vanno a scuola a piedi, certi camminano anche 2 ore. Qualcuno invece possiede una bici e spesso ci salgono a grappoli di 2 bambini o più alla volta. Mani gonfie e unghie nere di terra. Nessuno ciccione, immaginate perché. Tutti molto bassi. Mi sento una stangona, per lo più bionda, a confronto (ti piace vincere facile?). 
Ieri coi ragazzi di Chamis siamo andati in gita. A Cajamarca, nei musei gratuiti in occasione del día dei musei e in un sito archeologico vicino, Ventanillas de Ortusco, dove ci sono antichissime finestrelle scavate nella roccia. Avevano dei grossi occhi i ragazzini, più grandi del solito. E’ stato uno stimolo qualsiasi cosa, anche la folla in plaza des armas, il traffico, il viaggio in pulmino del comune, col quale siamo passati a fianco all’aeroporto e per la prima volta molti hanno visto un avion, un aereo. Al ponte, dove ci siamo riuniti, Isabel (maschio) aveva la sua merenda in un sacchetto di plastica nero. Non tutti hanno uno zaino e spesso usano i sacchetti di plastica per portare quaderni e tutto l’occorrente. Il sacchetto di plastica lo usava anche mio papà per portare le cose, da giovane. Solo certi ragazzi li ho visti indossare giacche, spesso hanno solo una camicia con sotto una t-shirt, anche se all’interno delle classi fa un freddo becco. Al museo erano mostrati gli abiti tradizionali dei campesini di Cajamarca, le ragazzine guardavano nelle vetrine ed era come se si specchiassero. La tradizione è viva in Perù, diceva il cartello all’ingresso della sala. 
E’ forse per questo che faccio fatica a parlare di Chamis, come non mi va di mostrare le foto coi volti dei ragazzi. Perché la trovo una realtà delicata, da trattare con cura. E mi sembra di non spiegare abbastanza e anche se ci provo, so che non si puo’ spiegare tutto, perché sono io la prima a non capire. Quella sensazione altalenante tra gioia, inquietudine e incomprensione che provo durante le lezioni. A volte la profonda soddisfazione, quando sento che si instaura un filo tra di noi, che spesso è facilitato da quel ponte mattacchione che è il linguaggio artistico, sempre impregnato di emotività. Altre volte il senso di smarimento, non capendo bene che ruolo ho lì, quale sia il vero significato, valore, se ce l'ha, di tutto questo progetto. L’impressione di non riuscire ad afferrare del tutto questa realtà, ma di volerla accarezzare finché posso. Di metterci il meglio di me, e questo mi sprona a trovarlo e spremerlo bene, questo meglio di me. Di pensare a “ma avrò fatto bene?” e di non sapere la risposta. Di confrontarmi con Jenni e di confrontarci ancora, e ancora e poi nel dubbio confrontarci anche con Mari e Gio. Di provare a non fare troppo danno. La timidezza delle persone di campagna, che ridono per un non nulla, le bimbe che si nascondono il viso dietro le mante (sorta di mantelle colorate). Graciela che tira un pugno a Anor per autodifendersi e gli fa sanguinare il naso. I ragazzi durante il ricreo delle 11.00 si sdraiano sul prato a mangiare la sopa calda di riso e verdure cucinata a turno dalle mamme in grossi pentoloni di ghisa alla strega maniera. Ognuno si porta il suo piatto e cucchiaio da casa, che dopo lava nel rigagnolo di fiumiciattolo lì vicino.
Mi limiterò dunque a mostrarvi solo alcune parti della montagna di neve, lasciandola il più possibile all’ombra del suo mistero.
Le mani.
Degli anziani della comunità che durante la festa della Cruz de Mayo adornano la croce con fiori di campo. Mani così grandi che sfiorano i fiori così delicati.

Le mani esperte  e veloci dei ragazzi del terzo grado che costruiscono aquiloni.


Le donne che tessono con la rueca sono quelle che costellano i prati di Chamis, mani instancabili che torcono la lana, torcono la lana, mentre aspettano o camminano.


giovedì 17 maggio 2012

Non è mica da questi particolari

Ciao Amici,
a questo link potete trovare l'ultima produzione delle cajamarca's sisters:

Cover di un grande successo di De Gregori, é un omaggio corale a Marta, la nostra coordinatrice ASPEm che cambia lavoro, alla volta di nuovi orizzonti, da navigare cantando.
Enjoy.

venerdì 13 aprile 2012

Lluvia, pioggia

Il primo video di una lunga serie, abbiamo varie idee in cantiere.


Citazioni, in ordine di apparizione:
Gabriel García Márquez, Cent’anni di Solitudine
Nazim Hikmet, Pioggia d’Estate
Federico Garcia Lorca, Lluvia
Pablo Neruda, La Lluvia (Rapa Nui)

Cajamarca possiede numero 2 stagioni:  da maggio a settembre stagione secca. Da ottobre ad aprile stagione delle piogge, della lluvia. Verdezza ovunque e pioggia ogni giorno alla stessa ora. Oh ma pioggia forte, come negli acquazzoni estivi. E poi si asciuga tutto, come se niente fosse.

Kuelle 4 che raggiunsero le nuvole di Kuelap

Carissimi,
dopo un discretamente lungo silenzio,rieccoci! Con qualcosa di leggero e vacanziero, qui sotto infatti potete trovare alcune foto della bellissima gita che abbiamo fatto a Kuelap (leggetelo ad alta voce, vi darà soddisfazione... “CUELAP!”) nei giorni pasquali (semana santa).
Dopo 14 ore (sì, 14 ore) di pullman su strada sterrata (sì, sterrata) che tagliava a tornanti le Ande settentrionali del Perù con curve strapiombanti sul nulla, con marce indietro per far passare altri camioncini stracolmi di passeggeri,

guidati da LOBOman (guardate la foto per capire perché) che ci ha allietato con una cassetta dei Back Street Boys, tipicamente andini,

siamo finalmente arrivati a Chachapoyas (da leggere al alta voce, nuova possibile esclamazione: “ciaciapoooias!”), la città delle nuvole. Infatti è spettrale, nebbia densa, nuvole tra le strade semideserte. I turisti vengono trattati con ogni riguardo: non sono tanti quelli che affrontano il viaggio per raggiungere questa suggestiva città della Sierra Settentrionale, nella regione Amazonas.
E poi, l’indomani mattina, pulmino verso Kuelap, la “Machu Picchu del Nord”. Ci siamo appoggiate ad una agenzia di viaggi che ci ha messo a disposizione una guida turistica, Carlos, archelologo a Kuelap per diversi anni e ora futuro neo-papà. Sul pulmino noi 4 gringhe stupende, 5 peruviani di Cajamarca, 4 fiamminghi, la guida e l'autista.
Frana sulla strada, pezzo a piedi, ammirando i monti verdissimi con i campi in salita cuciti uno all'altro come coperte di patchwork.

Poi caricate su una specie di mototaxi con dietro un bel cassone rosso 























dal quale abbiamo ammirato i rapaci giganti (considerati forme della divinità insieme ai felini e ai serpenti, tutti in cima alla catena alimentare) che sfruttavano le correnti apparentemente senza sforzo, librandosi sulle nostre teste contro le nuvole e il cielo azul.

I Chachapoyas (civiltà) erano un popolo preincaico (500 a. C.) che parlava la lingua Chacha ( e non quechua: gli Inca infatti erano nemici). La loro società era fortemente gerarchica e si dice che essi avessero tratti più simili a svedesi che ad andini: occhi chiari e capelli biondi; per questa ragione le loro donne di immensa bellezza erano ambite come spose dai guerrieri Inca. Per realizzare Kuelap (3000 m.s.l.m.), che è un enorme muraglione riempito di terra e pietre sul quale sorgevano le abitazioni circolari della élite (religiosa, politica e culturale) dei Chachapoyas, oltre che il Tempio Maggiore a forma di cono rovesciato, ci metterono generazioni e generazioni. Si dice che ci siano più pietre che nella grande piramide d’Egitto. Tié!
Poi arrivarono gli Inca e li conquistarono, ma non ci misero poco tempo, eh! Gli Inca sono un popolo giovane (“durarono” “solo” 300 anni) rispetto ai Chachapoyas. Gli Inca adottarono la strategia della espansione territoriale, i Chachapoyas, invece, coi loro 1000 anni di storia si puo' dire che attuarono un'espansione "temporale", radicando la loro cultura nei secoli, con il tempo di sedimentare conoscimenti propri e altrui. Infatti i Chachapoyas furono più sedentari ma non per questo non subirono gli influssi di diverse culture, attraverso ad esempio gli scambi commerciali, che pare siano arrivati fino al Messico.


E ora? Ora dentro il sito archeologico si possono ammirare i resti delle abitazioni circolari (forma che ricorda l’unità e l’armonia), qualche ricostruzione dei tetti di paglia e tanti alberi con sopra piante a ciuffo che sembra di stare dentro il libro della giungla (nel pezzo dove Re Luigi canta tra le rovine).





E qua e là innumerevoli orchidee selvatiche dalle diverse forme, colori e dimensioni.


Chissà, se fosse incrementato il turismo (ecoturismo, turismo responsabile, turismo culturale, archeologico), assieme al settore agricolo-pastorale (evviva i formaggi), la estrazione mineraria potrebbe essere un settore con un ruolo più marginale nell'economia del Nord del Perù e di tutto il Paese. Di risorse naturalistiche e archeologiche di interesse turistico nazionale e internazionale che potrebbero essere maggiormente valorizzate ce ne sono, e di che splendore.

Un grande saluto e un abrazo,
hasta pronto :)