lunedì 20 agosto 2012

Morte e Buen Vivir

Eccomi qua.
Il popolo Cajamarchino ha passato giorni di dolore. Funerali, veglie. Feretri avvolti in bandiere verdi. Nella notte di Cajamarca, una bara sorretta da sei uomini, seguita da una sposa nera con calle bianche in mano, si aggirava silenziosa e inquietante tra gli angoli retti degli isolati.
Quanto pesano questi cinque morti di Bambamarca e Celendin. Si infilano sotto la pelle, stringono la gola, scaldano le lacrime, spingono il sangue in un pugno chiuso che si alza con forza verso il cielo. 


“Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi
collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA”
epigrafe “Lo avrai, camerata Kessalring”, Piero Calamandrei

E poi, amici,
c’é stata la SELVA.
Giorni di preparativi in ufficio, per organizzare la delegazione di Cajamarca in vista dell' incontro interculturale latinoamericano che si é tenuto a Pucallpa dal 6 al 9 agosto (giorno internazionale dei popoli indigeni).

L’incontro, organizzato da Warmayllu e dall’UNIA (Universidad Nacional Intercultural de la Amazonia), era incentrato sul “buen vivir”, da perseguire attraverso l’arte e l’educazione.
Erano presenti circa 200 persone appartenenti a delegazioni provenienti da diverse zone del Perù: costa, selva e sierra (Lima, Satipo, Cajamarca, Andahuaylas, Cusco) e da Bolivia e Chile.
Giovani studenti di collegi interculturali bilingue (6 raggazzini di Chamis e altrettanti da Cusco), saggi delle comunità, ragazzi di collettivi artistici, professori di tutti i livelli dell’educazione, studenti universitari, membri di organizzazioni ambientaliste (tra cui la Cajamarchina Grufides)... ognuno con gli abiti tradizionali della propria regione, liberi di condividere il proprio idioma (quechua, ashaninka, yanesha, shipibo, nomatsigenga, castellano, italiano :-).
Abbiamo cantato, ballato (in modo sfrenato), conosciuto persone nuove  e interessanti esperienze virtuose, nuotato nel rio caldo Ucayaly sotto il cielo stellato dell’emisfero australe, abbiamo indossato la gonna da campesine, fatto tay-chii alle 6 del mattino, ascoltato racconti attorno al falò, approfondito la conoscenza dei ragazzini di Chamis e questo ci ha reso felici più di ogni altra cosa. 


Cos’é il buen vivir? Come sempre rimango con più domande che risposte. Buone relazioni, armonia con se stessi, con gli altri, con la natura. Essere tutti uno. 
Si puo' imparare? Si puo' insegnare? E' essere felici e come lo si é? E' vivere degnamente, e che significa degno? In che misura ha che fare con le condizioni ambientali che ci circondano? E' partecipazione? Ha senso farsi tutte queste domande cercando di ragionare su qualcosa che é esperienziale, che, appunto, si vive?
Il semplice soffermarsi a pensare cosa significhi per noi il buen vivir e come fare a viverlo quotidianamente é già un dare importanza alla qualità della vita. Interessante é riconoscere nell’arte e le sue innumerevoli forme la "via regia”, a mio parere, per il buen vivir, in quanto l'arte arriva per sentieri e scorciatoie a nodi cruciali di noi stessi, é terapeutica, é allegra e soddisfacente, é sfogo, é consolazione, é inspiegabile, ed é molto di più. 
E' una canzone di lotta accompagnata da una chitarra, ascoltata 'sta sera tra brividi collettivi.

Flor de Retama, Martina Portocarrero

La selva ci ha lasciato rigenerate, piene di energie. Il suo caldo, i suoi suoni, creano un diverso stato mentale, mai provato altrove, che rinvigorisce e energizza.


Qui al fondo un abbraccio
e qualche link consigliato:

para mirar alcune foto dell’incontro scattate da Mariska (olandese fondatrice e direttrice di Warmayllu)






“El viaje de la serpiente”, collettivo chileno di artisti che viaggiano per il sud america 




L’associazione ambientalista Grufides di Cajamarca, attiva contro il progetto CONGA


L’associazione culturale Dejame que te cuente che promuove l’arte della narrazione orale per valorizzare la memoria dei popoli
e il suo blog





la COMPA Boliviana che con la sua compagnia Trono realizza teatro sociale: 
e la loro carovana “por la vida” da Capocabana (Bolivia) a Capocabana (Brasile) realizzata a giugno per portare le proprie istanze al G20








il collettivo chileno Karukinka che mira al riscatto delle identità indigene attraverso l’arte