lunedì 5 marzo 2012

Shicuana, dove le strade si dividono

Giovedì' primo marzo era il primo giorno di scuola dopo le vacanze di carnevale in Perù (simili come durata alle nostre vacanze estive). Io e Jennifer ci rechiamo entusiaste  (è il nostro primo giorno nel campo!) nella scuola di Shicuana, prendendo un combi (piccolo pulmino) per mezz’ora e facendo un’altra mezz’ora a piedi, lungo un sentiero in piano costeggiato dai soliti eucalipti, in una natura bellissima aperta su un ampio panorama di cerros (montagne).

Nella piccola scuola in mezzo al verde, raggiunta grazie alle indicazioni di gentili locali, ci aspettava il professore William, direttore della Primaria e del jardin (asilo). Il motivo della nostra visita era accertarsi che la scuola fosse effettivamente iniziata, controllare la presenza degli insegnanti, chiedere se la scuola avesse ricevuto il materiale del ministero e valutare se i locali erano adeguati allo svolgimento delle lezioni. 
La scuola era deserta. Tutti e sei i professori (ogni professore insegna in un anno delle elementari, che  seguirà per tutti i cinque anni, mentre un’altra docente insegna all’asilo) erano presenti, tuttavia nessun bambino gridava nel cortile né nessuno fissava con occhi grandi la lavagna: non c’erano alunni! C’era una madre che stava iscrivendo sua figlia, nada mas. William ci ha detto che dato che i campesini solitamente conducono lavori per i quali vengono pagati il sabato, avrebbero mandato i figli a scuola il lunedì successivo (il 5) quando avrebbero potuto permettersi di comprare loro il materiale scolastico, grazie al guadagno del fine settimana. 


Metà della scuola, quella a sinistra nella foto, è stata costruita in adobe (mattoni di terra e paglia,  tipici del luogo) da los padres (i genitori) circa 4 anni fa. L’altra parte invece, quella a destra, è in cemento ed è stata eretta 2 anni orsono con finanziamenti ministeriali. In questo luogo la scuola esiste, in antiche strutture ora sostituite dalle nuove, da una cinquantina d’anni. Shicuana raccoglie un centinaio di bambini provenienti da 4 comunità rurali, alcune delle quali lontane più di un’ora a piedi, che i bambini devono effettuare svegliandosi en la madrugata (la mattina presto) per recarsi in aula in tempo. 
I locali non erano adatti ad accogliere gli studenti. Un bagno era rotto, le classi, seppur ridipinte e ampie, erano sporche e contenevano materiale da costruzione lasciato lì in seguito ai lavori di manutenzione e in un’aula scorazzava un topino. 

L’idea degli insegnanti era quella di pulire i locali con i bambini i primi giorni di scuola. Questa attività sembra essere un’abitudine nelle scuole rurali e pare essere parte del progetto educativo:  pulire e organizzare l’ambientazione dell’aula tutti insieme per l’anno nuovo significa responsabilizzarsi e sentirsi protagonisti di quel luogo comune chiamato classe. La scuola è dotata di un grande salone dove fare talleres (laboratori), un forno per cuocere le creazioni in creta, una sala computer con postazioni fisse e persino laptop che possono eventualmente, in caso di mancanza di elettricità, funzionare collegandosi a pannelli fotovoltaici.

Riguardo la pulizia più profonda e il servizio mensa, c’è una lista attaccata al muro con i nomi dei genitori che si improvvisano bidelli o cuochi, per supplire a turno alla mancanza di queste figure (ci sono i fondi a malapena per pagare i docenti).
La prossima settimana dunque, se tutto va bene, si inizierà per davvero. La volontà dei professori c’è tutta. Ogni pomeriggio si riuniscono, assieme ai docenti di altre escuelas rurales, nell’ufficio di Warmayllu a Cajamarca per concertare il progetto pedagogico in conformità al piano curriculare nazionale e formulare strategie di azione. Quando anche i genitori più ritardatari avranno immatricolato i loro piccoli, una anno nuovo inizierà anche in questo piccolo pezzo verde di cerros.


Poco distante (una manciata di minuti a piedi) dalla scuola Primaria, si sta costruendo il nuovo jardin (asilo). Con William ci rechiamo nel cantiere, senza casco, entriamo a parlare con gli operai, la maggior parte padres de familia. Tra la costruzione si aggirano bambini che giocano tra le macerie e le cariole. 

I papà sono fierissimi del loro lavoro, l’asilo è stato un’idea della comunità. Con l’aiuto di tecnici si è steso il progetto (a spese dei volenterosi locali. Costo circa 14.000 soles; ricodiamo che un euro equivale a circa 3,3 soles) col quale si è vinto il bando ministeriale. Tutto bene eccetto il fatto che il MED (Ministero de EDucacion) non finanzia progetti realizzati in adobe.
L’adobe, come precedentemente accennato, è il materiale di costruzione tipico della Ande, ma non solo (anche Africa, Spagna,...ne fanno uso). Consiste in mattoni di terra e paglia che vengono lasciati asciugare al sole. L’impatto ambientale di una costruzione di adobe è minimo e anche visivamente le case dei campesinos, dello stesso colore della terra dalla quale "emergono", appaiono in armomia con la natura circostante.
Costruire l’asilo in cemento e mattoni costa 890.000 soles, lo stesso asilo ma più grande, e quindi con più aule per laboratori ecc., sarebbe costato, se realizzato in adobe, poco più di 100.000 soles, circa 1/8 . Il professor William ci ha spiegato che le case di adobe qui durano come minimo 25 anni e poi possono essere facilmente riparate. La sua idea era quella di fare le fondamenta in cemento e le pareti in adobe in quanto questo materiale trattiene di più il calore, al contrario del cemento che risulta invece più freddo e per questo nel nuovo asilo di Shicuana sarà necessario installare il riscaldamento. Il Ministero però stanzia i fondi solo per costruire col cemento che qui, propaganda delle propagande, viene chiamato “material noble”, portando avanti con questa scelta una chiara linea politica ed economica.
I genitori, nonostante ciò, erano così soddisfatti del loro lavoro iniziato già da due mesi: come se stessero costruendo non un semplice asilo ma realizzando un sogno comunitario, per il quale hanno fatto sacrifici e lavorato duro. Il capo cantiere ci spiegava che ad agosto, quando sarà ultimato, si pensava di organizzare una grande festa di inaugurazione con musica e danze tradizionali, gare di canto tra padri e figli, coinvolgimento delle autorità e della comunità rurale. Mentre ne parlava gli si illuminava il sorriso di denti dorati. Poi ha aggiunto “la prossima meta sarà la scuola secondaria di Shicuana”. Una stretta di mano e una risata con William: “porque no?!”.

4 commenti:

  1. Tesoro, ma che bello leggere queste cose!! è un po' come se le vivessi anch'io in prima persona! non si vedono le foto però, peccato! :( Ti vi bi!

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  2. Grazie Memi
    e garzie a Jennifer per le foto all'interno della classe di Shicuana :-)

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  3. Bello il tuo racconto! belle le iniziative! un bacio chiaretta! :)

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  4. Grazie Chia, che documenti meticolosamente una vita così lontana. Qua si vive ogni giorno con sogni un po' vaghi e un po' astratti, senza curarsi dei sogni degli altri. Sarebbe così bello se ci si unisse in vista di un piccolo quanto meraviglioso sogno comune, e si gareggiasse cantando coi nostri genitori. Stai facendo un'opera importante Chia, non solo per i compasini (si scrivono così???)
    Grazie, un forte abbraccio

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