Cajamarca é davvero diversa da qualsiasi cittá italiana.
Banale riflessione, direte. Peró dopo 9 mesi di vita tra le
sue strade, l'occhio si abitua. E i marcipiedi alti fino al ginocchio, i buchi
aperti da rischio di gamba rotta, tutti gli strani suoni dei clacson
personalizzati e delle trombette degli ambulanti, la luce umida e meravigliosa
dei suoi cieli, sembrano normali. O meglio, non ci fai piú tanto caso. Ricevere
una visita di una persona cara ti fa riscoprire quella "mirada" (sguardo) di
nuovo-arrivato che é tanto estraneo quanto acuto.
L'incrocio tra Cinco Esquinas e Amalia Puga, ad esempio.
A prima vista un normale incontro di strade perpendicolari
(Cajamarca é a scacchiera proprio come Torino). L'ottico all'angolo, il
ristorantino al secondo piano.
Ma poi ti soffermni un attimo e ti accorgi che qualcosa di
"strano" c'é.
Puó trattarsi di lui?
O di loro?
O dell'ombrellone?
O della bicicletta delle fragole?
O del tipo delle chiavi?
O di tutto ció messo insieme.
Che ti fa accorgere di essere dall'altra parte del mondo,
dove le cose scorrono...diversamente.
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