martedì 11 dicembre 2012

Wiñaq Muhu - Semillas que crecen

Warmayllu ha due progetti a Cajamarca. Uno é il collegio di Chamis, di cui abbiamo gia' parlato un pochino. L'altro é Wiñaq Muhu, o meglio era Wiñaq Muhu.

Wiñaq Muhu -"Semillas que crecen y brotan en la comunidad" (semi che crescono e sbocciano nella comunita') é una proposta incentrata sull'arte e la interculturalità rivolta agli asili rurali e urbano-marginali. 
Diciamo "era" perché i fondi per il progetto sono finito a giugno e questo ultimo anno é stato per Warmayllu un anno di transizione di competenze dall'equipe della ONG al personale docente (professoresse e promotrici) che ha partecipato al progetto, affinché si possa consolidare una rete che porti avanti la proposta pedagogica Wiñaq Muhu, vivendola, modificandola, autocapacitandosi anche grazie alle nuove pubblicazioni (che verranno presentate verso gennaio) sulle diverse esperienze dei progetti peruviani di Cajamarca, Andahuaylas e Lima Ventanilla. Come una sorta di canto della fenice, mentre finiscono i fondi per i progetti (rappresentanti fino ad ora da quelli provenienti dalla fondazione Ford), Warmaylllu lancia dei libri di esperienze passate nella speranza che queste buone pratiche e visioni possano sbocciare e radicarsi piu' a fondo nel mondo dell'educazione pre-scolare.


L'educazione pre-scolare peruviana in una polaroid. In Peru' oltre ai classici asili esistono i PRONOEI (Programas No Escolarizados de Educacion Inicial). Nei PRONOEI insegnano le promotrici, persone della comunità in possesso del diploma di scuola superiore che ricevono un rimborso spese misero per lavorare tutte le mattine 5 giorni su 7. Ogni programma (PRONOEI) ha un minimo di 10 bambini dai 3 ai 5 anni. Poi ci sono le docenti coordinatrici (laureate in scienze della formazione) che coordinano (programmazione annuale, accompagnamento pedagogico,...) dalle 6 alle 10 promotrici di una stessa zona.

Quest'anno, dicevamo, é stato un anno di transizione. L'obiettivo era rafforzare la rete di docenti e maestre legate al progetto Wiñaq Muhu e far sì che l'esperienza di educazione attraverso l'arte e l'interculturalità potesse essere qualcosa di sostenibile nel presente e nel futuro. 

In concreto che abbiamo fatto?
Riunioni di inter-apprendimento (interaprendizaje) nelle quali ci siamo riunite con le coordinatrici e le promotrici per condividere esperienze, perplessità, difficoltà e buone pratiche. Ci siamo ispirate alla educazione non formale, come ad esempio la tecnica della drammatizzazione "come se fossimo all'interno dell'aula", dinamiche, restituzioni gruppali attraverso l'elaborazione di una canzone, un disegno, una poesia, esempi pratici di progetti di apprendimento e anche materiale della proposta (video, powerpoint, lamine, pubblicazioni).




A partire da agosto le riunioni non sono piu' state organizzate da noi due volontarie, ma bensì dalle varie coordinazioni a turno. E' stato un successo. Le professoresse e promotrici si sono responsabilizzate e hanno sfoderato la loro creatività. Abbiamo costruito aquiloni nel mese di agosto (che é il mese del vento) con Marleni e le ragazze di Samanacruz. Abbiamo visto come si tinge la lana con le erbe e le piante e imparato a tessere con un telaio di cartoncino al Chuco con le promotrici della coordinazione di Carmen.





E' stato bello vedere sbocciare l'entusiasmo in alcune di loro e in noi stesse. 

Un'altra attività sono stati i laboratori di autocostruzione dell'aula con i genitori. L'idea dell'ambientazione del salone del PRONOEI Wiñaq Muhu consiste nel fare stare i bambini il piu' possibile all'aria aperta e per terra. C'é una parte della routine che prevede attività libere negli angoli di gioco-lavoro. C'é l'angolo di biblioteca, quello di arteplastica, di burattini, di costruzione, di musica, della casa,... 
Ogni "angolo" (rincon) viene implementato da differenti oggetti che vengono costruiti dai genitori in questi laboratori.
Ad esempio. Sonagli con tappi di bottiglia e semi, flauti con pezzi di tubi elettrici, case di cartone, tappeti di costali di riso ricamati, così come i cuscini, libri di tela, burattini di calze, bottiglie di plastica e giornale, costruzioni con scatole vuote, pepite (semi) di eucalipto, latte, pezzetti di legno scartati dal falegname.



L'idea é utilizzare prodotti riciclati o della natura che possano consentire di avere un materiale pedagogico sicuro e gradevole senza disporre di un budget elevato, valorizzando le risorse presenti nella comunità. Così facendo si stimola la creatività dei genitori e delle maestre, si rafforzano competenze tradizionali (ad esempio il cucire, il tessere, l'intrecciare, il costruire, i racconti,...), si intensifica la collaborazione tra genitori-maestre per l'educazione dei bambini, ci si rende autonomi da finanziamenti esterni e piu' difficili da ricattare (e qui penso ai fondi sociali delle miniere che regalano agli asili coni di plastica, hula-hop, tavoli e sedie).

Gli oggetti non-convenzionali inoltre stimolano molto di piu' l'immaginazione dei bambini. Abbiamo visto degli scatoloni di cartone diventare barche, vagoni di treno, tunnel, culle. E la creatività é la base dell'intelligenza che trova soluzioni differenti ai problemi. Ed é anche sorella dello spirito critico, che capisce che ogni cosa puo' avere differenti usi, significati, conseguenze, così come ogni concetto puo' essere messo in discussione.


All'interno della routine Wiñaq Muhu c'é, iniziando la giornata, l'assemblea. Tutti in cerchio, preferibilmente per terra (a seconda della comunità: sui petate, tappeti di palma intrecciata o sui pelleco, pelli di pecora, o sui costales de arroz), la maestra stimola il dialogo e  l'intervento di tutti i bambini e bambini. Si chiede cosa han fatto il giorno prima, come si sentono, si risolvono conflitti, si prendono spunti per progetti di apprendimento (de aprendizaje) che si possono sviluppare le giornate successive. Il cerchio, quella forma di confronto e presa decisione comunitaria così cara alle comunità andine.



Questo un breve squarcio su parte di cio' che é stato Wiñaq Muhu per noi quest'anno. Adesso abbiamo scritto un informe annuale, in collaborazione con le coordinatrici, le promotrici e i genitori per presentarlo all'UGEL (Unidades de Gestion Educativa Local), che lo presenti alla DRE (Direcciones Regionales de Educacion) che a sua volta lo faccia arrivare al Ministero dell'Educaizone affinché la proposta metta radici profonde e "curiose", anche grazie all'appoggio da parte del mondo istituzionale.

mercoledì 28 novembre 2012

Carezze? #2


A Chamis l'agricoltura si effettua ancora con aratro trainato da due tori, piccone e pala.

domenica 28 ottobre 2012

Sotto i ponti di...Cajamarca

 Alla domanda: “Chiaretta, cosa vuoi fare da grande?” ho risposto per un po’ “la barellina”, copiando le compagne con le gonnelline rosa che si esercitavano sulle punte. Dopo la vacanza a Parigi con la famiglia, invece, la vocazione era chiara: “Voglio fare la pittrice sotto i ponti di Parigi”.

E adesso sono qua, in Peru’. E Cajamarca sembra fare di tutto per dirci: sono io il posto piu’ bello in cui vivere! Come un cagnolino al canile che si mette in mostra per essere adottato. Cajamarca sta volta c’ha preso, ha inferto proprio un bel colpo, sa come ammaliare le sue vittime.

Secondo Concorso internazionale di pittura veloce. Le strade del centro ricoperte di cavalletti, ombrelli sopra i cavalletti, tubetti di colori ad olio, tavolozze sporche di colore denso, pennelli, tele, e…pittori! Circa 600 gli iscritti, ci ha detto Arland, che e’ nell'organizzazione dell’evento. L’appetitoso premio di 54mila Soles, le belle architetture, le donne in abiti tradizionali e la natura a pochi passi dalla citta’ hanno fatto la loro parte per richiamare l’attenzione degli artisti di tutta la nazione e anche di qualche altra parte del mondo.
Varie categorie: paesaggio notturno, realismo, impressionismo, tra le altre. Venerdi e sabato di dipinti. Oggi, Domenica, la premiazione. “Per una maggiore integrazione culturale”, recita il manifesto. Arte per tutti, per le strade, Arte che occupa i luoghi della gente, che si mischia alla gente, Gente che sbuca da dietro alle opere con un gelato. Gente che ci sentiamo un po’ artisti o un po’ critici.
Il centro chiuso al traffico. Sembra di stare davvero a Parigi, sui ponti lungo la Senna. Dove arte e meraviglia si fondono e non si puo’ non sentirsi in un’atmosfera magica, dove tutti siamo piu’ amici.
Per oggi mi sono limitata a fare foto. La pittrice chissa’ se un giorno lo diventero’ o sara’ un bizzarro sogno da raccontare ai nipotini, come nonna che: “Avrei voluto diventare una grandissima Cabarettista!”.

La protesta contro CONGA, la resistenza, come sara’ presente nelle opere? L’evento e’ organizzato dalla regione di Cajamarca, che al contrario del comune della citta’, e’ fortemente contro CONGA. Vedremo chi verra’ premiato, cosa sara’ apprezzato.
E anche se sa di consolazione, l’importante sara’ aver portato l’arte a colorare la citta’ e a rappresentarla, nelle sue forme uniche, filtrate da occhi tutti diversi e irripetibili. Sara’ aver fatto incuriosire i bambini, chiacchierare le vecchiette. Far inciampare in un cavalletto chi aveva fretta. Dimostrare che la Iglesia San Francisco si puo’ dipingere in cosi’ tanti modi quanti le differenti luci della cattedrale di Rouen di Manet.





Non finiamo di stupirci su come quelle stesse strade, incroci e piazzette, teatro di inseguimenti della polizia e lacrimogeni, possano ospitare con cosi tanta naturalezza un’orda di artisti armati di pennelli e spatole, isolati nella loro concentrazione creativa. Cambiamenti di scenari avvenuti in meno di 4 mesi. 

giovedì 25 ottobre 2012

Cinco Esquinas con Amalia Puga

Cajamarca é davvero diversa da qualsiasi cittá italiana.

Banale riflessione, direte. Peró dopo 9 mesi di vita tra le sue strade, l'occhio si abitua. E i marcipiedi alti fino al ginocchio, i buchi aperti da rischio di gamba rotta, tutti gli strani suoni dei clacson personalizzati e delle trombette degli ambulanti, la luce umida e meravigliosa dei suoi cieli, sembrano normali. O meglio, non ci fai piú tanto caso. Ricevere una visita di una persona cara ti fa riscoprire quella "mirada" (sguardo) di nuovo-arrivato che é tanto estraneo quanto acuto.

L'incrocio tra Cinco Esquinas e Amalia Puga, ad esempio.


A prima vista un normale incontro di strade perpendicolari (Cajamarca é a scacchiera proprio come Torino). L'ottico all'angolo, il ristorantino al secondo piano.


Ma poi ti soffermni un attimo e ti accorgi che qualcosa di "strano" c'é.

Puó trattarsi di lui?



O di loro?

O dell'ombrellone?


O della bicicletta delle fragole?


O del tipo delle chiavi?



O del mototaxi?



O di tutto ció messo insieme.
Che ti fa accorgere di essere dall'altra parte del mondo, dove le cose scorrono...diversamente.

lunedì 24 settembre 2012

Carezze #1


Che meraviglia, eh? Sono i piedi delle alunne delle scuola elementare della Shicuana.
Si legge la timidezza in questi piedini. Le corse nei prati, i balzi di lepre. Llanques: i sandali di gomma di pneumatici.

mercoledì 12 settembre 2012

Saper leggere il libro del Mondo

Avete mai guardato un fiammifero spegnersi? 
La sua testa si curva leggermente da una lato, mentre si rinsecchisce, annerito. Come quando ti addormenti da seduto, “spigozzi”, il collo cede alla forza di gravità.

A Cajamarca c’é questa ONLUS che si chiama “Red de Bibliotecas Rurales” impegnata dal 1971 nel riscatto, valorizzazione e rafforzamento della Cultura Andina, utilizzando il libro come strumento principale. Si tratta di una rete di biblioteche gestite dagli stessi contadini; l’associazione organizza laboratori educativi-culturali in relazione anche all’analfabetismo.


Abbiamo partecipato a un loro workshop “COLIBRIS” con i ragazzini delle scuole di Cajamarca, qualche settimana fa. Alfredo Ortiz, antropologo, ha iniziato chiedendo a tutti, in cerchio, quali siano i nostri modi di “leggere” la realtà che ci circonda. Quali sono i segnali della natura che ci avvertono, ad esempio, che sta per piovere? Asini che si rotolano, uccelli che volano in stormo in una certa direzione, lucertole che si rifugiano in casa, nubi sopra un certo monte, rane che cantano. Ho ricordato la nonna Tina e il gatto che si tocca tre volte l’orecchio destro, il nostro cielo a pecorelle e “quando il Resegone g'ha il capel”...

"Saper leggere il libro del mondo con parole cangianti e nessuna scrittura"
In alcuni popoli, nella saggezza popolare, ci sono modi di capire e prevedere i fenomeni naturali. Le persone del “campo”, delle zone rurali delle ande di Cajamarca, sanno LEGGERE la propria realtà. E noi? Lo sappiamo ancora fare?

Nel salone in legno di “bibliotecas rurales” si trovavano ragazzini delle scuole elementari, medie e superiori della città e della “campagna”. I 4 ragazzini di Chamis presenti erano partecipativi come raramente gli abbiamo sentiti. Una ragazzina ha commentato che si é avvicinata alla lettura, che prima non le piaceva, perché grazie a bibliotecas rurales ha partecipato a letture collettive, non sentendosi più sola, e ha cominciato a leggere anche negli spazi aperti, nei prati, nei boschi, al sole, vicino al lago.

Dopodiché abbiamo letto tutti insieme, un paragrafo a testa, “la carta del jefe indio” di Seattle (USA). E’ stato bello essere il paragrafo di un libro, la parte di un tutto.

“Yo me pregunto: ¿para qué sirve la vida si el hombre no puede escuchar el hermoso grito solitario del pajaro nocturno, ni las discusiones de las ranas al borde de los lagos por la tarde?”
(mi chiedo: a che serve la vita se l’uomo non puo’ ascoltare il bel grido solitario del passero notturno o le discussioni delle rane al bordo dei laghi, nel pomeriggio?)

"Todo lo que ocurra a la Tierra les ocurrirá a los hijos de la Tierra. 
El hombre no tejió la trama de la vida; él es sólo un hilo. Lo que hace con la trama se lo hace a sí mismo".
(tutto ciò che capiterà alla Terra capiterà ai figli della Terra. L'uomo non ha tesuto la trama della vita; egli é solo un filo. Ciò che fa alla trama lo fa a se stesso)



E poi c’é questo progetto di BIBLIOBURRO, scovato in rete da un altro mattacchione. In Colombia, l’insegnante Luis promuove la lettura caricando il suo asino di libri e raggiungendo le zone più sperdute della comunità.


lunedì 20 agosto 2012

Morte e Buen Vivir

Eccomi qua.
Il popolo Cajamarchino ha passato giorni di dolore. Funerali, veglie. Feretri avvolti in bandiere verdi. Nella notte di Cajamarca, una bara sorretta da sei uomini, seguita da una sposa nera con calle bianche in mano, si aggirava silenziosa e inquietante tra gli angoli retti degli isolati.
Quanto pesano questi cinque morti di Bambamarca e Celendin. Si infilano sotto la pelle, stringono la gola, scaldano le lacrime, spingono il sangue in un pugno chiuso che si alza con forza verso il cielo. 


“Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi
collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA”
epigrafe “Lo avrai, camerata Kessalring”, Piero Calamandrei

E poi, amici,
c’é stata la SELVA.
Giorni di preparativi in ufficio, per organizzare la delegazione di Cajamarca in vista dell' incontro interculturale latinoamericano che si é tenuto a Pucallpa dal 6 al 9 agosto (giorno internazionale dei popoli indigeni).

L’incontro, organizzato da Warmayllu e dall’UNIA (Universidad Nacional Intercultural de la Amazonia), era incentrato sul “buen vivir”, da perseguire attraverso l’arte e l’educazione.
Erano presenti circa 200 persone appartenenti a delegazioni provenienti da diverse zone del Perù: costa, selva e sierra (Lima, Satipo, Cajamarca, Andahuaylas, Cusco) e da Bolivia e Chile.
Giovani studenti di collegi interculturali bilingue (6 raggazzini di Chamis e altrettanti da Cusco), saggi delle comunità, ragazzi di collettivi artistici, professori di tutti i livelli dell’educazione, studenti universitari, membri di organizzazioni ambientaliste (tra cui la Cajamarchina Grufides)... ognuno con gli abiti tradizionali della propria regione, liberi di condividere il proprio idioma (quechua, ashaninka, yanesha, shipibo, nomatsigenga, castellano, italiano :-).
Abbiamo cantato, ballato (in modo sfrenato), conosciuto persone nuove  e interessanti esperienze virtuose, nuotato nel rio caldo Ucayaly sotto il cielo stellato dell’emisfero australe, abbiamo indossato la gonna da campesine, fatto tay-chii alle 6 del mattino, ascoltato racconti attorno al falò, approfondito la conoscenza dei ragazzini di Chamis e questo ci ha reso felici più di ogni altra cosa. 


Cos’é il buen vivir? Come sempre rimango con più domande che risposte. Buone relazioni, armonia con se stessi, con gli altri, con la natura. Essere tutti uno. 
Si puo' imparare? Si puo' insegnare? E' essere felici e come lo si é? E' vivere degnamente, e che significa degno? In che misura ha che fare con le condizioni ambientali che ci circondano? E' partecipazione? Ha senso farsi tutte queste domande cercando di ragionare su qualcosa che é esperienziale, che, appunto, si vive?
Il semplice soffermarsi a pensare cosa significhi per noi il buen vivir e come fare a viverlo quotidianamente é già un dare importanza alla qualità della vita. Interessante é riconoscere nell’arte e le sue innumerevoli forme la "via regia”, a mio parere, per il buen vivir, in quanto l'arte arriva per sentieri e scorciatoie a nodi cruciali di noi stessi, é terapeutica, é allegra e soddisfacente, é sfogo, é consolazione, é inspiegabile, ed é molto di più. 
E' una canzone di lotta accompagnata da una chitarra, ascoltata 'sta sera tra brividi collettivi.

Flor de Retama, Martina Portocarrero

La selva ci ha lasciato rigenerate, piene di energie. Il suo caldo, i suoi suoni, creano un diverso stato mentale, mai provato altrove, che rinvigorisce e energizza.


Qui al fondo un abbraccio
e qualche link consigliato:

para mirar alcune foto dell’incontro scattate da Mariska (olandese fondatrice e direttrice di Warmayllu)






“El viaje de la serpiente”, collettivo chileno di artisti che viaggiano per il sud america 




L’associazione ambientalista Grufides di Cajamarca, attiva contro il progetto CONGA


L’associazione culturale Dejame que te cuente che promuove l’arte della narrazione orale per valorizzare la memoria dei popoli
e il suo blog





la COMPA Boliviana che con la sua compagnia Trono realizza teatro sociale: 
e la loro carovana “por la vida” da Capocabana (Bolivia) a Capocabana (Brasile) realizzata a giugno per portare le proprie istanze al G20








il collettivo chileno Karukinka che mira al riscatto delle identità indigene attraverso l’arte